Il cinema coreano sbarca a Hollywood.
Da anni ormai l’industria cinematografica statunitense guarda con grande interesse al cinema orientale.
Già nel 2006 il grande Scorsese ha aperto la porta a questo nuovo filone girando The Departed, il riuscitissimo remake del capolavoro di Andrew Lau, Infernal Affairs, ottenendo il non disprezzabile risultato di richiamare al cinema un numero di persone assai superiore a quello che aveva visto l’originale e rendere di colpo famoso il cineasta honkonghese finora noto solo agli amanti del cinema asiatico.
Ma di recente è alla Corea del sud che Hollywood si rivolge per avere nuovi stimoli e ampliare un panorama tra i più versatili dell’industria cinematografica mondiale. Nel 2011 Park Chan-Wook, acclamato regista della Trilogia della Vendetta e già famoso oltre i confini del suo paese di origine, viene chiamato a dirigere Stoker, un complesso dramma familiare prodotto da Ridley Scott e interpretato da Nicole Kidman e Mia Wasikowska. Il film porta in sè tutti i temi cari al regista: la complessità dei legami familiari, la vendetta come stimolo all’azione e l’intrigo in alternativa alla soluzione dei conflitti.
Nel 2013 Bong Joon-Ho, regista dell’acclamato The Host, dirige l’adattamento della graphic Novel francese Le Tranperceneige, che diventa Snowpiercer, un potente thriller fantascientifico interpretato dalla star coreana Song Kang-ho, da Chris Evans e da Tilda Swinton. La pellicola, pur essendo limitata dal vicolo rappresentato da una sceneggiatura non originale, ha un impatto scenico non comune e il lavoro di Bong con gli attori supera di gran lunga le aspettative più benevole della critica.
Ancora nel 2013 il regista Kim Ji-Woon, noto in Europa per aver girato Tales of two sisters che fu oggetto di un remake piuttosto scadente: il miserrimo The Uninvited, dirige il ritorno di Arnold Schwarzenegger alle scene dopo la lunga parentesi politica: The Last Stand un action dalle venature western che richiama le atmosfere del remake The Good, the bad and the Weird che Kim aveva girato nel 2008.
Nel complesso si può affermare con certezza che tutti questi tentativi hanno avuto successo sia nel rinverdire un’industria cinematografica un tantino imbrigliata nei suoi vecchi fasti e asfittica dal punto di vista delle idee, che nel promuovere nuovi talenti registici provenienti dall’industria più promettente al momento : quella fucina in continuo movimento che rappresenta da tempo il futuro del cinema action: La Corea del sud.